http://biesseonline.sdb.org/editoriale.aspx?a=2015&m=5&doc=9117
DO YOU KNOW THE CARITAS SISTERS OF JESUS? (Salesian Bulletin - Italian edition May 2015)
published few weeks ago an interview with Sr. Apolinaris Shimura.
Sr. Apolinaris passed away in the North of Brasile (Juazeiro) on May 30, 2015
We pray for her eternal rest and for the whole Congregation of Caritas Sisters of Jesus!
Le Suore della Carità di Gesù
Incontro con madre Apollinaris Shimura Yuriko Superiora Generale
La Congregazione delle Suore della Carità di Gesù nacque - con il nome di Suore della Carità di Miyazaki - il 15 agosto 1937. All'inizio di quell'anno, don Cimatti, riflettendo sul clima politico nazionalista che stava maturando in Giappone, suggerì a don Cavoli di fondare una nuova Congregazione femminile. Dopo ripetuto consiglio di don Cimatti, alla terza volta, don Cavoli accolse la proposta, con le parole di san Pietro: "sulla tua parola getterò la rete" (Lc 5,5).
Come
si può definire in poche parole il carattere del Carisma della Congregazione
delle Suore della Carità di Gesù?
Il carattere del carisma della Congregazione delle Suore della Carità è
incentrato nella sua missione che consiste nell'essere "in parole e opere
e soprattutto con la vita annunciatrici e testimoni dell'amore misericordioso
di Dio a tutti, in special modo ai poveri e ai sofferenti." La
contemplazione dell'amore del Cuore di Gesù è la forza motrice della nostra
missione. L'immagine che appare sullo stemma della nostra Congregazione esprime
bene la caratteristica del nostro carisma. Vi appare Gesù in piedi su di un
globo terrestre su cui sta scritto "Caritas" cioè amore e che
mostra il suo cuore dicendo "Beati Misericordes" e "Docete
Omnes Gentes". Inoltre, come ci hanno tramandato i nostri fondatori,
noi compiamo la nostra missione vivendo lo spirito di san Giovanni Bosco e san
Vincenzo de' Paoli.
In
quale fase si trova la diffusione delle SCG nel mondo, e qual è stata la
motivazione di cambiare il nome della Congregazione?
La nostra Congregazione è presente in 13 paesi: Corea, Giappone, Brasile, Perù,
Bolivia, Argentina, Filippine, Papua Nuova Guinea, Cina, Australia, Stati Uniti
d'America, Germania, Italia (casa generalizia) dove operano circa mille
consorelle, di cui la maggior parte sono coreane e giapponesi, ma sta crescendo
il numero delle sudamericane, filippine e vietnamite. Alla fine del mese di
giugno arriverà la prima consorella della Papua Nuova Guinea, missione che
quest'anno festeggia il 25simo di fondazione. Inoltre si stanno facendo ora i
preparativi per iniziare l'anno prossimo il lavoro missionario nel Sudan.
Ed è proprio questa crescita in internazionalità della Congregazione che ha
portato al cambiamento del nome. È sembrato infatti che fosse più appropriato
che il nome esprimesse il carisma più che il luogo di origine. Difatti il nome
"Congregazione delle Suore della Carità di Gesù" esprime meglio la
sua identità: la missione di testimoniare l'amore misericordioso di Gesù verso
tutti gli uomini, in special modo verso i poveri e i sofferenti.
Quali,
secondo lei, sarebbero le sfide e le opportunità per le SCG nel mondo moderno?
Si dice che stiamo vivendo nell'epoca della perdita della speranza. Anche in
Corea e Giappone non mancano esempi che ci convincono di questa triste realtà.
L'incontro delle conferenze episcopali della Corea e del Giappone a Cheju in
novembre scorso ha avuto come tema il "suicidio", dramma umano che,
in questi ultimi anni, è divenuto uno dei problemi sociali più gravi delle due
nazioni. La relazione che ne è seguita ci ha informato che il numero dei
suicidi dei giovani sta aumentando drasticamente in Corea. Inoltre l'aborto
minaccia e causa ogni anno la perdita di un numero incalcolabile di vite umane
in Giappone e anche in altri paesi. La realtà che ci circonda ci spinge ad
immettere nella società attuale una nuova cultura; non la cultura del successo
e del dominio, bensì la cultura dell'Amore, in cui le persone si adoperano a
proteggere il mistero della vita e la dignità di ogni uomo. Io penso ci sia uno
stretto rapporto fra il fenomeno sociale del disprezzo della vita e la
diminuzione delle vocazioni religiose.
Ecco allora che per rispondere alle sfide della società odierna è necessaria
una nuova evangelizzazione, ed è necessario ripartire con uno slancio che
faccia nascere una "cultura della vita" e una "cultura della
vocazione".
E questo è il motivo per cui la nostra Congregazione, nel piano sessennale del
Capitolo Generale tenutosi lo scorso anno a Gwangju, ha stabilito come obiettivi
la revisione e la rianimazione dell'"apostolato delle famiglie",
ambito di apostolato che ha sempre rivestito importanza sin dalle origini, e la
"priorità dei più poveri e dei più piccoli" nella società odierna.
Inoltre ha iniziato ad affrontare nel quotidiano e concretamente urgenti
problemi sociali quali "la preservazione del creato e dell'ordine".
La cooperazione nella Famiglia Salesiana appare rilevante soprattutto
nell'America Latina; in Brasile lavoriamo assieme ai Salesiani negli oratori e
nella pastorale vocazionale. In Bolivia gli educatori delle nostre opere
partecipano ai corsi di formazione per insegnanti organizzati dai Salesiani a
cui partecipano pure i membri dei vari gruppi della Famiglia Salesiana.
Che
cosa pensa della Famiglia Salesiana?
Molto spesso negli incontri internazionali della Famiglia Salesiana e nelle
visite ai vari paesi del mondo constato il lavoro apostolico dei Salesiani,
delle suore salesiane e degli altri gruppi appartenenti alla Famiglia Salesiana
e soprattutto vedo il meraviglioso lavoro che svolgono per i giovani in
difficoltà e per i ceti medi. Mi rendo conto con sorpresa che il carisma, che
tramite don Bosco, Dio ha donato alla Famiglia Salesiana, appare nella sua
grandezza sotto diverse forme di espressione.
Il Rettor Maggiore dei Salesiani con la sua strenna annuale ci presenta i
compiti che dobbiamo assolvere per rispondere alle sfide che emergono nella
società attuale (il vangelo della vita, la famiglia, la cultura della vocazione
ecc.). Ogni anno accogliamo con impegno la strenna e ne traiamo gli obiettivi
da raggiungere come Congregazione.
Come
sappiamo bene avete trasferito qualche anno fa la Casa Generalizia a Roma,
quali vantaggi si godono e quali sono le sfide?
Sono passati tre anni da quando abbiamo trasferito la Casa Generalizia da Tokyo
a Roma. Ora abbiamo più occasione di ascoltare da vicino la voce del Santo
Padre, di leggere i suoi scritti, di seguirne gli insegnamenti, e, più che in
passato, ci è più facile seguire il cammino della Chiesa Universale. Sono
inoltre aumentate le opportunità di partecipare agli avvenimenti della Santa
Sede e di approfondire così il senso della Chiesa. Personalmente nel 2008 sono
stata invitata a partecipare come osservatrice al sinodo sulla Parola, cosa che
per me è stata una bella occasione di approfondire il senso della Chiesa.
A Roma ci sono pure le Case Generalizie dei Salesiani, delle Suore Salesiane e
di tante altre Congregazioni Religiose. È così possibile partecipare agli
incontri dei Superiori Maggiori, pensare assieme alle difficoltà e ai problemi
che affliggono la vita consacrata oggi e organizzare sistemi di aiuto reciproco
intercongregazionale.
La presenza della Casa Generalizia a Roma, inoltre, ci offre la possibilità di
dare il punto di appoggio alle consorelle che vengono dalle varie ispettorie
per periodi di studio presso altre Congregazioni. Nei giorni di festa le
consorelle studentesse si uniscono alle consorelle della Casa Generalizia per
momenti di fraternità proficui per il futuro di tutta la Congregazione. Anche
per questo il trasferimento si è rivelato molto positivo.
Come
è portata avanti la cooperazione nell'attività pastorale con gli altri gruppi
della Famiglia Salesiana?
La cooperazione nella Famiglia Salesiana appare rilevante soprattutto nell'America
Latina; in Brasile lavoriamo assieme ai Salesiani negli oratori e nella
pastorale vocazionale. In Bolivia gli educatori delle nostre opere partecipano
ai corsi di formazione per insegnanti organizzati dai Salesiani a cui prendono
parte pure i membri dei vari gruppi della Famiglia Salesiana. Nell'ambito
dell'educazione e della pastorale giovanile in vari paesi ci valiamo della
collaborazione e della direzione di esperti salesiani e salesiane. Per quanto
riguarda gli altri campi, per esempio in Giappone collaboriamo con i Salesiani
nella pastorale degli stranieri e nella diffusione della buona stampa.
Quale significato e speranza vedete nella nuova missione in Sudan, il cui
progetto è ormai in fase avanzata?
Nell'ultimo Capitolo Generale è stato approvato il progetto di inviare le
nostre missionarie nel Sudan del Sud in risposta all'invito dei Salesiani. In
quel paese poverissimo e straziato da lunghi anni di guerre tribali, consorelle
provenienti da cinque ispettorie formeranno una comunità internazionale che
darà testimoninaza di fraternità collaborando con i Salesiani, le Salesiane e
gli altri membri della Famiglia Salesiana che già operano sul posto.
Diverse ispettorie collaborano all'invio di personale in questa nuova missione
e questo sarà inoltre un motivo per tutte le consorelle di intensificare il
loro interesse per le missioni, di creare una rete di solidarietà oltre i
confini della nostra congregazione e di intensificare lo spirito missionario
nelle loro ispettorie di origine.