
INTERNET IS NOT AN ENEMY - Fr. Filiberto
L'INVITATO
«Internet non è un nemico»
La tecnologia unisce la famiglia oppure contribuisce a disgregarla? Oggi bambini e adolescenti trascorrono in media più di cinquanta ore settimanali con i mezzi digitali e la tecnologia. Molte più di quante ne dedichino all'interazione con i genitori e con gli altri. Che cosa propongono gli educatori salesiani?
Incontro con don Filiberto González, massimo responsabile della comunicazione sociale nella Congregazione Salesiana.
Come è nata la sua
vocazione salesiana?
Sono nato nella città di Jalisco, in Messico, dove le famiglie sono molto unite
e la fede cattolica è molto forte. Ho ricevuto la prima formazione nella scuola
pubblica che si trovava davanti alla casa dei miei genitori. A un centinaio di
metri di distanza c'erano la chiesa, l'oratorio e l'aspirantato dei Salesiani.
Là quando avevo sei anni ho incontrato don Bosco e i Salesiani, giocando,
pregando, passeggiando e servendo la Messa come ministrante. I Salesiani hanno
reso molto felice la mia vita di bambino. Ho imparato anche a conoscere lo
sguardo profondo di don Bosco e il suo sorriso gentile. Avevo l'impressione che
guardasse me e mi sorridesse! Già da allora conquistò il mio cuore. I miei
genitori lo compresero subito. Io non sapevo che cosa significasse essere
salesiano, ma vedevo che i Salesiani mi guardavano e mi sorridevano con lo
stesso affetto di don Bosco.
Già da allora desiderai dunque diventare come i Salesiani che incontravo
all'oratorio, in chiesa e nell'aspirantato. Sono entrato in aspirantato poco
dopo aver compiuto dodici anni... e sono qui grazie a Dio e a Maria
Ausiliatrice!
Come si diventa Consigliere Generale di una Congregazione religiosa diffusa
in tutto il mondo?
Non avrei mai immaginato di diventare Consigliere Generale della Congregazione
Salesiana. Credo che tutto sia una grazia da parte di Dio, che ci sceglie per
compiere la sua volontà. Ho fatto parte dei Capitoli generali del 1996 e del
2008 e sono stato eletto per la prima volta nel secondo Capitolo, quando ero
Ispettore di Guadalajara - Messico. Il Capitolo generale del 2014 mi ha
rieletto per lo stesso servizio per un altro mandato della durata di sei anni.
Faccio parte del Consiglio Generale. Formiamo una grande squadra di fratelli al
servizio della Congregazione con la guida del Rettor Maggiore. Il nostro lavoro
è sempre di squadra, non ha senso svolgerlo da soli, separatamente. Ognuno dà
il meglio di se stesso per la gloria di Dio e la salvezza dei giovani.
Trascorriamo a Roma quattro mesi l'anno, e alcuni di noi cinque, per prendere
parte a riunioni. Dedichiamo il resto del tempo a visitare opere della nostra
Famiglia religiosa e a incontrare Salesiani e giovani provenienti da 132 Paesi
del mondo in cui la Congregazione è diffusa.
Quanto è presente la Congregazione sulle piattaforme digitali?
La Congregazione è una realtà molto bella, molto grande e molto complessa. È
un'entità dinamica e variegata contraddistinta dalla storia, dalla cultura e
dalle condizioni economiche di ogni luogo. Ci sono Ispettorie molto avanzate
nell'ambito digitale e altre che si stanno avvicinando lentamente a questo
campo, ma tutte le Ispettorie sono convinte che le piattaforme e le tecnologie
digitali siano strumenti indispensabili per il futuro dei giovani.
Possiamo immaginare don Bosco al computer?
Ho visto una foto classica di don Bosco che invece del breviario teneva fra le
mani un iPad. Ne sono rimasto affascinato, perché credo che don Bosco, uomo di
Dio, avrebbe usato questo strumento per consultare il breviario, la Bibbia e
un'intera libreria di documenti ecclesiali. La sua creatività educativa e
pastorale gli avrebbe permesso di raggiungere migliaia di giovani grazie alle
nuove tecnologie.
E come sarebbe oggi l'adolescente Giovanni Bosco, se avesse Internet,
smartphone, tablet e altri strumenti tecnologici?
Fin dall'infanzia Giovanni Bosco aveva un obiettivo molto chiaro: avvicinare a
Dio grandi e piccoli. Per questo nell'epoca in cui viveva si serviva di funi,
numeri di magia, sport, raccontava storie, ripeteva omelie, utilizzava
strumenti musicali, organizzava cori e rappresentazioni teatrali. Nel nostro
tempo si sarebbe servito anche delle nuove tecnologie. Sarebbe stato un
adolescente innamorato di Dio, capace di trascinare, allegro, socievole,
creativo, comunicativo, un buon amico, esperto navigatore in Internet, capace,
prudente ed equilibrato nell'uso dei social network e di ogni genere di
applicazioni.
Il futuro delle nuove generazioni si gioca davvero in questo ambito?
Le nuove tecnologie, Internet, il mondo digitale sono una realtà innegabile.
Non sono un'opzione su cui si possa discutere. La società, la scienza, gli
scambi commerciali, la comunicazione e anche l'istruzione scolastica
praticamente dipendono da questi mezzi.
È anche vero che questo mondo virtuale sfuma sempre di più i suoi confini con
la vita quotidiana del mondo reale nella vita quotidiana dei bambini e dei
giovani.
Il mondo virtuale e il mondo reale sono parte di una stessa realtà umana
segnata dal tempo, dallo spazio, dalle relazioni e dalla ricerca di
significato, vissuti e condivisi con Dio e con gli altri. Nessuno di questi due
mondi deve perdere queste dimensioni centrate sulla persona. Gli adolescenti e
i giovani vanno al di là dei limiti necessari perché non ci sono genitori o
educatori che insegnino loro a distinguere i due campi e li accompagnino. A
volte gli stessi adulti devono essere educatori e hanno bisogno di essere
accompagnati in questo ambito! A volte loro stessi sono confusi!
“Nessun telefono, tablet o applicazione potrà mai sostituire l'amore, l'abbraccio e il bacio di una madre!”
Si dice che il computer
svolga il ruolo di confidente e migliore amico perché permette di raggiungere
tante persone.
La mia domanda è questa: il metodo preventivo di don Bosco, che si basa sulla
formazione personalizzata, trova qui un “concorrente” serio e difficile da
battere?
Il Sistema Preventivo, con la sua spiritualità e la sua pedagogia, ha il suo
fondamento nella qualità delle relazioni personali con Dio e con gli altri,
impregnate di ragione, di fede e di amorevolezza. Queste caratteristiche
facevano sì che la “presenza” di don Bosco fosse “personalizzata”, anche se il
Santo non era fisicamente “presente”. Così il computer o Internet non sono
nemici o avversari da battere, ma costituiscono un altro spazio culturale,
sociale e pastorale popolato dai giovani, all'interno del quale possiamo
interagire con loro. Credo che chi vive relazioni di qualità negli spazi fisici
come il cortile, le aule, la chiesa, l'autobus, lo sport, la strada, le feste,
ecc. abbia anche relazioni di qualità in Internet. Non è la presenza fisica a
rendere personale una situazione, ma il modo significativo di essere presenti
nella vita delle persone, dei giovani.
Quali “armi” hanno a disposizione gli educatori per contrastare l'uso non
corretto del computer da parte di bambini, adolescenti e giovani?
Innanzitutto devono renderli consapevoli che le nuove tecnologie e Internet in
sé non sono né buoni né cattivi: sono semplicemente mezzi a disposizione delle
persone. In secondo luogo occorre insegnare loro ad assumersi la responsabilità
delle loro scelte, delle loro decisioni, delle loro azioni e dell'uso che ne
fanno. È dunque importante essere sempre loro vicini e seguirli con rispetto,
con il dialogo, la fiducia, l'amicizia e, se necessario, con la disciplina e
con un'autorità paterna. Infine, occorre creare momenti e ambienti familiari e
scolastici che si rivelino significativi, in modo che i giovani riescano a
“staccarsi dalla tecnologia e da coloro che sono lontani”, “per sintonizzarsi
con persone che sono vicine”.
Che cosa fanno i Salesiani per avvicinare questi due mondi?
Il 26° Capitolo Generale dei Salesiani, nella consapevolezza di questo divario
digitale, ha lanciato due proposte: da un lato utilizzare e promuovere il sistema Free
Open Source Software, poiché è etico, evangelico, educativo ed economico;
d'altra parte, si cerca di promuovere la partecipazione dei giovani attraverso
mezzi di comunicazione popolari come il teatro, la danza, il canto, la musica,
la pittura, la narrativa, giornali, riviste e radio comunitarie, ecc. Entrambe
le proposte sono di grande valore educativo salesiano.
“Le nuove tecnologie non sono un'opzione su cui si possa discutere. La società, la scienza, gli scambi commerciali, la comunicazione e anche l'istruzione scolastica praticamente dipendono da questi mezzi”
La nuova “cultura”
determina un vuoto profondo nei giovani. Il Movimento Giovanile Salesiano
riesce a riempire il cuore dei giovani?
La post-modernità è un tema estremamente complesso che fa riferimento, per
usare termini molto semplici, alla storia, alla filosofia e all'arte. Tra
l'altro, favorisce un pensiero ibrido, il livellamento dell'autorità e della
gerarchia, la diffidenza nei confronti delle relazioni importanti e delle
verità, e dunque il relativismo. Questa realtà si riflette nei giovani, ma
molti di loro la vivono in una sorta di vuoto insensato e inspiegabile.
Affrontiamo questa situazione personalmente, con l'educazione e come Movimento
Giovanile Salesiano.